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domenica 12 giugno 2011

Pentzamentos a su sero (di Salvatore Cubeddu)


Pensieri migratori. Telegiornale di ieri: profughi tunisini e libici, ospitati da qualche giorno nel nuovo villaggio Mineo nei pressi di Catania, saltano i reticolati e fuggono verso la campagna ripresi dalle telecamere. Vedendoli arrivare, l’anziano contadino rientra dai campi, dice al giornalista che ha paura. Il pastore difende il gregge, anche lui senza spiegare cosa possa temere. Verosimilmente quei giovani pensano solo a raggiungere la meta verso la quale sono diretti da quando sono partiti, e questa forse non è in Sicilia, e probabilmente neanche in Italia. Ma Pantelleria rappresenta l’ingresso più vicino, e in Italia è quindi d’obbligo passare.

Possiamo figurarci quelle situazioni – il migrante, il contadino, il pastore – ospitati dallo Stato in territorio sardo. Di questo parlano i nostri giornali comunicando la notizia dei duemila che ci spetterebbero, ragionando sulle preoccupazioni degli assessori, del perché questa presenza non deve ostacolare il turismo e quindi i profughi dovrebbero venire ospitati nelle scuole. Però le scuole non sono attrezzate di servizi igienici e cucine adatte alla bisogna. Ma pure quegli alberghi normalmente vuoti andrebbero bene, comunque bisogna vedere chi, quanto e quando paga, tenendo conto di quel cattivo pagatore che è lo Stato, come sperimentato nella costa adriatica con i profughi del terremoto aquilano.

I sardi, si sa, sono generosi con i disgraziati, soprattutto quelli di casa d’altri, e specialmente quando possono misurare il proprio impegno come e insieme ad altre regioni d’Italia. L’abbiamo visto qualche anno fa per la spazzatura di Napoli e qualche settimana fa con il 150° dell’unità d’Italia. In quest’ultimo caso nessuno ci ha considerato, solo qualche nostro intellettuale ha rivendicato una primogenitura alla quale nessun personaggio o istituzione italiana ha fatto cenno. Semplicemente non siamo esistiti nel passato nonostante i nostri bisnonni avessero per primi sperimentato la leva obbligatoria e si siano fatti ammazzar più degli altri nelle guerre. Quale meraviglia se noi per loro non esistiamo tuttora. Abbiamo fatto la figura del figlio bastardo che invoca la considerazione da una mamma che non lo vuole. Ma a noi basta esserci con l’Italia, non importa se ultimi, purché non ci lascino soli.

E ancora nei tg di queste sere. La Toscana non vuole tunisini e libici in casa propria, ma solo extracomunitari che siano stars americane o lords inglesi. In Campania non sono previsti campi d’accoglienza. Letizia Moratti non ne vuole a Milano, almeno finché lei si trova in campagna elettorale (ma questo non lo dice!). Alemanno non ne vuole a Roma, ma allora la presidentessa del Lazio chiede uno sconto nei numeri, motivando: già ci occupiamo dei Rom e poi il primo maggio attendiamo tanti pellegrini per la beatificazione di Giovanni Paolo II. Strano ragionamento: non dovrebbe la santità spingere alla maggiore accoglienza dei profughi? Eh, la Chiesa....!

2Appunto, non ci resta che la Chiesa per risolvere i problemi dell’Italia e della Sardegna. Difatti: il primo a venire intervistato è stato il responsabile diocesano della Charitas, che doverosamente ci ha invitati all’accoglienza e a prepararci anche culturalmente alla prossima ospitalità. La cosa va presa sul serio, anche perché rappresenta la soluzione migliore: permette di mantenere a Cagliari la quasi totalità dei nuovi ospiti (e il ragionamento, come vedremo, potrà estendersi anche alle altre città sarde).

I profughi non ci fanno niente nelle nostre campagne, non c’è lavoro, si sentirebbero chiusi in un lager, i contatti culturali sarebbero meno vantaggiosi che in un loro mescolarsi con un ambiente abituato ai grandi numeri della popolazione. Quello urbano, appunto. Ma il motivo vero è che solo in città, a iniziare appunto da Cagliari, esiste un’istituzione, appunto la Chiesa, che possiede grandi spazi attrezzati per l’accoglienza. Per di più, vuoti.

Facciamo degli esempi, anche se sarà necessario fare uno screening più accurato e preciso. Ma i casi già consentono il ragionamento: il convento di Bonaria, i conventi di Santa Rosalia e di San Francesco da Paola nel quartiere di Marina, l’immenso locale delle Suore di San Vincenzo con l’entrata in via dei Falconi (dove, tra l’altro, è ospite un altro migrante, l’Arcivescovo di Cagliari mons. Giuseppe Mani), il Collegio S. Efisio e la parte vuota del seminario in via Cadello. Ad occhio e croce, mi diceva un amico dell’ambiente, si avrebbero subito disponibili un cinquecento posti, già attrezzati in quanto da sempre destinati all’accoglienza. E l’esempi della generosità sarebbe comunicativo, altri posti letto verrebbero fuori dalla gara di generosità all’accoglienza. I laici finalmente stupiti, farebbero anche loro a gara a incanalare l’8 per mille della vicina dichiarazione dei redditi verso una Chiesa che per prima applica ciò che propone agli altri. L’esempio cagliaritano farebbe da guida all’archidiocesi sassarese e a quella arborense. E volete che Nuoro, Ozieri, Tempio, Alghero – Bosa e Iglesias starebbero dietro? Figuriamoci, una volta che scattasse il cristiano impegno a superarsi nella solidarietà. Pensate alla vecchie suore, agli antichi frati e agli anziani preti, tutti insieme, a prodigarsi verso questi giovani musulmani da servire generosamente senza chiedere loro conto se non della correttezza umana.

Me lo immagino, il vecchio Giuseppe Mani, invocare dalla ricalcitrante Congregazione romana dei vescovi il prolungamento della sua permanenza nella sede di Cagliari, non – sul serio, senza secondi fini – non per proseguire nei sui commerci di costruttore di vuoti collegi per giovanotti rampanti, ma per finalmente dedicare il proprio amore per i soldi alla causa per la quale i soldi sono stati dati e vengono offerti alla Chiesa: servire, appunto, chi ne ha bisogno.

Straordinari eterogenesi dei fini! O felix culpa! Del francese Sarkozy e del famigerato Gheddafi: offrire un’occasione di conversione per la Chiesa cagliaritana. Riparare ai torti e, passando per la quaresima, arrivare alla Pasqua di resurrezione!

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