Tramas è un'organizzazione indipendente che ha due obiettivi:
1) mettere in rete giovani sardi, studenti, ricercatori e
professionisti, operanti nelle città e nei paesi della Sardegna, in continente e all'estero;
2) mettere in cantiere iniziative di analisi e azione per lo sviluppo
della Sardegna.


martedì 30 marzo 2010

Sardegna: verso il declino demografico? L’incontro di Tramas de Amistade venerdì a Cagliari

Raccontare delle dinamiche demografiche in Sardegna significa raccontare di noi. Le nostre vite. Le vite delle nostre amiche, amici, conoscenti, colleghi, parenti. Significa raccontare di chi, costretto, abbandona i propri paesi per vivere in città. O chi, nato e cresciuto a Cagliari, non ci può rimanere, per il finto paradosso per cui nella capitale sarda si costruiscono case e contemporaneamente diminuiscono gli abitanti. O della grande, gigantesca e nuova ondata emigratoria.Al di là dell’impatto emozionale di queste dinamiche, però, c’è un aspetto scientifico e generale da analizzare. Con questo spirito Tramas de Amistade ha organizzato un incontro per venerdì 2 aprile a Cagliari. Appuntamento alle 17:30 all’ostello della gioventù, in Piazza S. Sepolcro 3, quartiere Marina. Luisa Salaris (demografa, Università di Cagliari) ci illustrerà le tendenze demografiche degli ultimi 30 anni in Sardegna, e le previsioni per i prossimi 30. Sabrina Perra (sociologa, Università di Cagliari) discuterà le politiche regionali riguardanti le peculiarità emerse dalla prima presentazione. All’incontro parteciperanno amministratori regionali e locali. Hanno garantito la presenza Giorgio La Spisa, assessore regionale alla programmazione, Franco Manca, assessore regionale al bilancio, e Marco Melis, sindaco di Arzana. Il dibattito sarà veloce e dinamico. Dopo le due presentazioni in power point di 15 minuti circa, gli amministratori avranno 5 minuti a testa. Saranno saltati i preliminari e i ringraziamenti di rito. E poi il dibattito sarà aperto a tutti gli interventi dei partecipanti, che potranno porre domande o fare commenti. Ogni aspetto della vita collettiva di una società è fortemente influenzato dalle dinamiche demografiche. E pare incredibile che nei giornali, sulle televisioni e nel dibattito politico questo aspetto sia inesistente. Il solo dato che la Sardegna è, insieme al Giappone, la regione al mondo con il più basso tasso di natalità, meriterebbe da solo un approfondimento. Tramas vuole cominciare. Dateci una mano.

 (Enrico Lobina)

lunedì 22 marzo 2010

50 anni dalla strage di Sharpeville. La continua sfida della costruzione di una società inclusiva, in particolare al livello regionale e locale

Il 21 marzo si commemora la giornata internazionale contro il razzismo. La data non è casuale: cinquant’anni fa, in tale giorno, la polizia sudafricana apriva il fuoco a Sharpeville uccidendo 69 individui che manifestavano pacificamente contro la politica dell’apartheid.

“Sia il lavoratore migrante che ogni giorno subisce ogni forma di discriminazione a causa del suo status di non-cittadino, o l’individuo che non può trovare un lavoro adeguato a casa del suo colore, il membro di una comunità etnica che di fatto non ha accesso all’educazione a causa della sua appartenenza, la donna che è ridotta in schiavitù a casa della sua origine, tutte queste situazioni ci ricordano che il razzismo è vivo e ‘infesta’ tutte le società del mondo”: questo il messaggio lanciato nell’occasione della giornata dale Nazioni unite

Questa giornata è dedicata al coraggio e alla determinazione delle persone comuni, e nondimeno straordinarie, che quotidianamente si impegnano per la lotta contro ogni lotta alle discriminazioni, sfidando la cultura del razzismo, ad esempio sul posto di lavoro: a scuola, negli ospedali, nei mezzi di trasporto, e così via.

Al di là dell’impegno volontario, le autorità pubbliche, ad ogni livello, hanno obblighi ben precisi in materia di lotta alla discriminazione razziale e alla xenophobia. Questo implica non solo l’obbligo da parte di esponenti dello Stato e delle istituzioni pubbliche di astenersi da comportamenti razzisti, anche verbali, ma quello di impegnarsi attivamente per la costruzione di società aperte e tolleranti, aperte alla conoscenza reciproca, attraverso tutti gli strumenti a loro disponibili: dalla programmazione territoriale alla sensibilizzazione attraverso interventi pubblici.

Questo discorso vale naturalmente anche al livello regionale e di enti locali. Il ruolo chiave del “difensore civico regionale”, che ha tra i suoi compiti quello di vigilare sulla correttezza e trasparenza dell’azione amministrativa, è ancora sconosciuto ai più. Al livello nazionale è stata istituita una rete di Enti Locali per i diritti umani e per la pace, con la finalità di mettere in rete le iniziative in materia di cooperazione internazionale, sensibilizzazione, ospitalità di difensori dei diritti umani provenienti da altri Paesi la cui integrità fisica è a rischio. Molti degli Enti Locali che partecipano a questa rete sono inoltre membri della ‘Coalizione europea delle Città contro il Razzismo’, un'iniziativa lanciata dall'UNESCO nel 2004 allo scopo di sostenere le municipalità nei loro sforzi di migliorare le proprie politiche nella lotta contro il razzismo, la discriminazione e la xenofobia.

Tali iniziative si giustificano razionalmente con la semplice constatazione che nella struttura attuale delle nostre società, i comuni rappresentano degli attori-chiave al fine di assicurare che tutti i cittadini, senza differenze di nazionalità, origine etnica, culturale, sociale o religiosa, possano vivere con dignità, sicurezza e giustizia. Questioni legate al razzismo e alla lotta alla discriminazione sono imprescindibili in un discorso di promozione della sicurezza di una città e del benessere di tutta la comunità cittadina. Ebbene, in Sardegna, ci risulta che solo la Provincia di Cagliari, i Comuni di Sassari e Quartu e altri 7 comuni minori facciano parte della rete italiana degli Enti Locali.

(Davide Zaru)

lunedì 8 marzo 2010

Eravamo tutti in piazza, è passato solo un mese

In piazza un mese fa c’ero anch’io. C’ero perché ho sempre amato le grandi adunanze di popolo, perché mi piace guardare la gente quando sfila in gruppo e c’ero anche perché ho creduto fosse il caso di dare un segnale al Presidente Cappellacci e alla classe politica sarda tutta.
Era una mese fa e questo tempo mi ha dato modo di pensare che quella grande manifestazione sindacale doveva interessarmi anche in maniera personale, perché i sindacati dovrebbero difendere tutti i lavoratori. Ma cosa sono oggi i sindacati, che tipo di lavoratori difendono, come li difendono?
Ero lì a manifestare e ho visto che il richiamo era a un “nuovo piano di rinascita”. Ancora?
Ma è tutto qui quello che riescono a proporre i sindacati? Ma non si accorgono dei cambiamenti in atto nella società sarda? Non si può più pensare a un’industria che non porta in realtà nessun concreto beneficio alla collettività, ma che è solo un apparato inghiotti danaro, senza nessuna ricaduta a medio e lungo termine se non quelle negative per il grave impatto ambientale delle industrie pesanti sarde. Allora è giusto soccorrere adesso gli operai, ma sarebbe anche il momento di provare a fare una proposta innovativa, tipo: “teniamo aperti gli impianti altri cinque/dieci anni e nel contempo valutiamo cosa fare quando, fra cinque/dieci anni, li dovremmo chiudere perché per inquinamento e costi sono ormai ben fuori dal mercato”.
Ma allora perché usare solo vecchi e triti slogan? A parte contrattare posti di potere e offrire voti (mal ricompensati dal padroncino di turno…) sarebbe bello se ci fosse una fase costruttiva, non indirizzata unicamente a battere cassa illudendo i lavoratori.
E si sono accorti i sindacati che a soffrire in questa fase acuta non è solo l’operaio, ma è la classe media che sta perdendo il ruolo che aveva all’interno dell’equilibrio sociale? Quale risposta sanno dare a chi non ha più una propria realtà nella comunità?
È passato un mese, e sto ancora a farmi sempre le stesse domande. È stato molto bello vedere sfilare compatti tanti sardi insieme, resta de vedere infine quanto (e per chi) sia stato utile.
(Filippo Petrucci)