In piazza un mese fa c’ero anch’io. C’ero perché ho sempre amato le grandi adunanze di popolo, perché mi piace guardare la gente quando sfila in gruppo e c’ero anche perché ho creduto fosse il caso di dare un segnale al Presidente Cappellacci e alla classe politica sarda tutta.
Era una mese fa e questo tempo mi ha dato modo di pensare che quella grande manifestazione sindacale doveva interessarmi anche in maniera personale, perché i sindacati dovrebbero difendere tutti i lavoratori. Ma cosa sono oggi i sindacati, che tipo di lavoratori difendono, come li difendono?
Ero lì a manifestare e ho visto che il richiamo era a un “nuovo piano di rinascita”. Ancora?
Ma è tutto qui quello che riescono a proporre i sindacati? Ma non si accorgono dei cambiamenti in atto nella società sarda? Non si può più pensare a un’industria che non porta in realtà nessun concreto beneficio alla collettività, ma che è solo un apparato inghiotti danaro, senza nessuna ricaduta a medio e lungo termine se non quelle negative per il grave impatto ambientale delle industrie pesanti sarde. Allora è giusto soccorrere adesso gli operai, ma sarebbe anche il momento di provare a fare una proposta innovativa, tipo: “teniamo aperti gli impianti altri cinque/dieci anni e nel contempo valutiamo cosa fare quando, fra cinque/dieci anni, li dovremmo chiudere perché per inquinamento e costi sono ormai ben fuori dal mercato”.
Ma allora perché usare solo vecchi e triti slogan? A parte contrattare posti di potere e offrire voti (mal ricompensati dal padroncino di turno…) sarebbe bello se ci fosse una fase costruttiva, non indirizzata unicamente a battere cassa illudendo i lavoratori.
E si sono accorti i sindacati che a soffrire in questa fase acuta non è solo l’operaio, ma è la classe media che sta perdendo il ruolo che aveva all’interno dell’equilibrio sociale? Quale risposta sanno dare a chi non ha più una propria realtà nella comunità?
È passato un mese, e sto ancora a farmi sempre le stesse domande. È stato molto bello vedere sfilare compatti tanti sardi insieme, resta de vedere infine quanto (e per chi) sia stato utile.
(Filippo Petrucci)
lunedì 8 marzo 2010
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