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lunedì 22 marzo 2010

50 anni dalla strage di Sharpeville. La continua sfida della costruzione di una società inclusiva, in particolare al livello regionale e locale

Il 21 marzo si commemora la giornata internazionale contro il razzismo. La data non è casuale: cinquant’anni fa, in tale giorno, la polizia sudafricana apriva il fuoco a Sharpeville uccidendo 69 individui che manifestavano pacificamente contro la politica dell’apartheid.

“Sia il lavoratore migrante che ogni giorno subisce ogni forma di discriminazione a causa del suo status di non-cittadino, o l’individuo che non può trovare un lavoro adeguato a casa del suo colore, il membro di una comunità etnica che di fatto non ha accesso all’educazione a causa della sua appartenenza, la donna che è ridotta in schiavitù a casa della sua origine, tutte queste situazioni ci ricordano che il razzismo è vivo e ‘infesta’ tutte le società del mondo”: questo il messaggio lanciato nell’occasione della giornata dale Nazioni unite

Questa giornata è dedicata al coraggio e alla determinazione delle persone comuni, e nondimeno straordinarie, che quotidianamente si impegnano per la lotta contro ogni lotta alle discriminazioni, sfidando la cultura del razzismo, ad esempio sul posto di lavoro: a scuola, negli ospedali, nei mezzi di trasporto, e così via.

Al di là dell’impegno volontario, le autorità pubbliche, ad ogni livello, hanno obblighi ben precisi in materia di lotta alla discriminazione razziale e alla xenophobia. Questo implica non solo l’obbligo da parte di esponenti dello Stato e delle istituzioni pubbliche di astenersi da comportamenti razzisti, anche verbali, ma quello di impegnarsi attivamente per la costruzione di società aperte e tolleranti, aperte alla conoscenza reciproca, attraverso tutti gli strumenti a loro disponibili: dalla programmazione territoriale alla sensibilizzazione attraverso interventi pubblici.

Questo discorso vale naturalmente anche al livello regionale e di enti locali. Il ruolo chiave del “difensore civico regionale”, che ha tra i suoi compiti quello di vigilare sulla correttezza e trasparenza dell’azione amministrativa, è ancora sconosciuto ai più. Al livello nazionale è stata istituita una rete di Enti Locali per i diritti umani e per la pace, con la finalità di mettere in rete le iniziative in materia di cooperazione internazionale, sensibilizzazione, ospitalità di difensori dei diritti umani provenienti da altri Paesi la cui integrità fisica è a rischio. Molti degli Enti Locali che partecipano a questa rete sono inoltre membri della ‘Coalizione europea delle Città contro il Razzismo’, un'iniziativa lanciata dall'UNESCO nel 2004 allo scopo di sostenere le municipalità nei loro sforzi di migliorare le proprie politiche nella lotta contro il razzismo, la discriminazione e la xenofobia.

Tali iniziative si giustificano razionalmente con la semplice constatazione che nella struttura attuale delle nostre società, i comuni rappresentano degli attori-chiave al fine di assicurare che tutti i cittadini, senza differenze di nazionalità, origine etnica, culturale, sociale o religiosa, possano vivere con dignità, sicurezza e giustizia. Questioni legate al razzismo e alla lotta alla discriminazione sono imprescindibili in un discorso di promozione della sicurezza di una città e del benessere di tutta la comunità cittadina. Ebbene, in Sardegna, ci risulta che solo la Provincia di Cagliari, i Comuni di Sassari e Quartu e altri 7 comuni minori facciano parte della rete italiana degli Enti Locali.

(Davide Zaru)

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