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domenica 12 giugno 2011

Le notizie di un giorno, di ogni giorno, di ogni anno ....... da più di trent’anni!!! (di Salvatore Cubeddu)


L’editoriale di questa settimana commenta le notizie di un solo giorno, l’ultimo tra quelli di cui è disponibile la rassegna stampa della Giunta regionale: venerdì 15 aprile, avantieri. Contrariamente alle nostre abitudini, le riportiamo tutte, le notizie politiche ed economiche disponibili. E citiamo il quotidiano da cui le abbiamo ‘copia - incollate’. Fanno ventidue pagine di fogli A4, quando normalmente la nostra selezione settimanale opera su più di cento pagine. Ma quelle di un solo giorno bastano e avanzano per descrivere la nostra condizione di sardi. Riguardano venticinque temi, dall’ambiente alla politica industriale, dalla pastorizia e l’agricoltura alle servitù militari, dal processo per l’eolico rapito dagli uomini della P3 alle manifestazioni operaie, dai lavoratori che muoiono avvelenati dal gas a quelli che hanno passato la settimana di fronte ai Parlamenti di Roma e di Cagliari... In un giorno tutta la stampa sarda ci descrive la Sardegna in movimento. Verso dove?

Questo non lo dice, la stampa sarda. Forse perché bisognerebbe spiegare da che cosa il tutto si sia originato. Cosa che non fa neanche la restante classe dirigente ... perché non lo sa, perché non lo vuol dire, perché quel che sa è da sapere solo da parte di pochi, perché ... L’abbiamo detto altre volte: la Sardegna è il luogo dove delle cose veramente importanti si tace.

Vogliamo mettere di seguito alcune osservazioni: 1) la situazione sarda non subisce mutazioni qualitative dei propri problemi da più di trent’anni, da quel 1978 che ha visto tramontare, con il blocco dello sviluppo petrolchimico e minerario – metallurgico, l’industria dei poli di sviluppo costruita nei precedenti vent’anni. La classe operaia sarda e i sindacati CgilCislUil sono da tre decenni costretti a fare la guardia al bidone di un’industria che nessuno fuori della Sardegna vuole e che qui si difende in assenza di alternative. Loro non fanno e noi non facciamo. Rivendichiamo, tutti al seguito degli operai di Porto Torres e di Portovesme (Ottana ormai tace perché i cimiteri sono muti). La politica sarda, tutta, non riesce ad avere un piano B, a decidere se disfarsi di questa inquinante palla al piede (ma, cosa fare degli operai? come rispondere alla delegittimazione conseguente? come reggere lo scontro son i sindacati?) e imboccare con decisione un nuovo chiaro percorso. 2). L’unico che ha dimostrato di avere le idee chiare e di saperle perseguire è stato Renato Soru e, contraddittoriamente, la sua maggioranza: difendere per quanto possibile il passato, ma puntare subito sul nuovo: tecnologia, ambiente, cultura, risorse territoriali. Gli equilibri di trent’anni sono stati però turbati dalla sua azione, ai vari livelli inter – nazionali e

2regionale, e le forze locali si sono coalizzate contro la sua proposta di cambiamento chiamando a capo del proprio esercito elettorale Silvio Berlusconi e la sua force d’éfrappe. Persino la Chiesa - guidata dall’Arcivescovo di Cagliari mons. Giuseppe Mani, in cambio dell’acquisto dell’assessorato regionale alla cultura - ha partecipato alla guerra elettorale dell’inizio del 2009. 3). Con la sconfitta di Soru si è ricongiunta l’opera di conquista della Sardegna dall’esterno con la subordinazione totale del nuovo governo cagliaritano-centrico. Il caso dell’energia eolica rappresenta la cartina al tornasole: invasione di nuovi impianti con le autorizzazioni romane (aspetto istituzionale), capitali di dubbia provenienza mediati da personaggi locali in relazione con la politica italiana e sarda (la colonizzazione e gli agenti stranieri di origine sarda: Carboni e soci), rinuncia al nostro interesse economico alternativo (se si guadagna tanto nell’eolico e nelle energie alternative, perché non va avanti l’ente energetico regionale?), tipica e tradizionale reazione dell’opinione pubblica (lamenti, pure momenti di mobilitazione, ma senza continuità e obiettivi positivi da perseguire e vincere). Il caso della Tirrenia potrebbe interpretarsi negli stessi termini. La Sardegna è abbandonata e asservita. I sardi si stanno esaurendo in lotte che non vinceranno e che, se vincessero, li porterebbero nelle condizioni che sono all’origine della situazione che permane da trent’anni. Il ciclo si chiude, il serpente si morde la coda. 4). Bisogna tagliare la testa al serpente, è l’unica possibilità di andare avanti. I sardi devono riscattarsi dal loro peccato originale rinunciando a mangiare la mela della subalternità offertagli dal serpente tentatore. I peccati dei sardi si condensano nella rinuncia ad essere liberi. I nostri peccati sono tutti di omissione. Pensiamoci ... in questa settimana santa. La pasqua può arrivare anche per noi.

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