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mercoledì 30 dicembre 2009

Proprietà della terra, diritti umani e identità della comunità

“Famene fintzas a coghere non est famene malu”: questo il rimprovero gentile di chi mi sorprendeva da bambino con un cucchiaio ed un pezzo di pane in mano in procinto di assaggiare il sugo di pomodoro ancora in preparazione in pentola. Questa frase si somma a tutta una serie di espressioni di uso quotidiano (“passata la fame del ’40”, “Sardegna, granaio di Roma”…) che sembrano disegnare una Sardegna contemporanea che avrebbe definitivamente fatto pace con la sua terra, che riuscirebbe a garantire il fabbisogno alimentare interno diventando addirittura terra di esportazione di primizie pregiate. Se la Sardegna, verosimilmente, non rischia la carestia, la realtà della sua agricoltura è più complessa, come rileva il 16° Rapporto CRENOS sull’economia dell’isola, il quale dedica ampio spazio al tema della struttura industriale nel comparto agroalimentare. Al di là dell’analisi della produttività dell’agricoltura sarda, alcune
tematiche sono oggetto di un più ampio dibattito, anche politico, in Sardegna, quali la promozione dell’agricoltura biologica o il sostegno delle aziende agricole. Altre, tuttavia, sembrano invece sfuggire al dibattito generale.
Ad esempio, non sono riuscito, da una rapida consultazione su internet, a trovare informazioni recenti su un caso sollevato circa due anni fa sui blog di Beppe Grillo e Oliviero Beha e relativo alla situazione di circa 5.000 aziende agricole, molte delle quali a Decimoputzu, i cui proprietari contestavano gli interessi mostruosi applicati dal Banco di Sardegna/Banca Popolare dell’Emilia Romagna su mutui che credevano agevolati, e che in alcuni casi hanno visto il pignoramento di tutti i loro beni.
Un’altra tematica poco esplorata dai media sardi riguarda la cessione su larga scala di proprietà agricole a grossi soggetti privati operanti in più paesi del mondo (ossia, transnazionali). Il tema è potenzialmente estremamente sensibile per la nostra terra, se non altro in relazione ad un dato incontestabile: l’ampia disponibilità, in Sardegna, di terra scarsamente popolata.
Ebbene, un contributo recente a questo dibattito viene dal Relatore speciale delle Nazioni unite sul diritto umano all’alimentazione. La carica di Relatore speciale sul dititto all’alimentazione, attualmente affidata al giurista belga Prof. Olivier de Schutter, prevede l’identificazione di misure al livello internazionale e nazionale tali da permettere l’effettivo godimento da parte di tutti del diritto all’alimentazione, un diritto umano riconosciuto nel Patto sui diritti economici, sociali e culturali, un trattato internazionale vincolante anche l’Italia.
Il Relatore speciale si è espresso ripetutamente – la scorsa settimana a Roma al Forum mondiale della FAO sulla sicurezza alimentare - sul nesso che intercorre tra il fenomeno delle acquisizioni su larga scala della terra e la crisi globale del mercato alimentare del 2008, di cui l’aumento dei prezzi delle derrate alimentari costituisce una dimensione importante. Secondo de Schutter, gli investimenti agrari su larga scala possono rappresentare delle importanti opportunità di sviluppo. Tuttavia, essi possono anche avere un impatto negativo sul godimento dei diritti umani, nel momento in cui implicano lo sfratto di contadini “i quali non hanno un dirittoformale di possesso della terra che pur hanno utilizzato per decenni”, oppure “la perdita di accesso alla terra per popolazioni autoctone o di popolazioni pastorali”, la competizione per accesso all’acqua e minori garanzie per la sicurezza alimentare.
(Dorando)
Maggiori informazioni sul lavoro del Relatore specwww2.ohchr.org/english/issues/food/index.htm

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