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domenica 6 giugno 2010

Le elezioni della settimana scorsa nelle otto province e in 171 comuni sardi.

Neanche ai nostri elettori piace l’istituzione provinciale, e così non vanno a votare, soprattutto in una Sardegna dove le province sono raddoppiate da neppure dieci anni, passando da quattro a otto. Undici punti di partecipazione in meno delle scorse elezioni. A Cagliari appena 47 mila elettori su 137 mila si sono presentati ai seggi delle provinciali tra domenica e lunedì. E la capitale conta, a partire dalla demografia. Eppure a Cagliari si ritornerà al voto nella terza settimana di giugno, quando l’estate riempirà la spiaggia del Poeto, i ragazzi saranno alla prima settimana delle vacanze scolastiche, le famiglie inizieranno a far prendere aria alla casa al mare. Non sarà facile individuare stimoli all’astensionismo giovanile, probabile bacino di questo vero e proprio partito trasversale. Nelle province di Cagliari, Nuoro e Ogliastra i presidenti dei due schieramenti attendono la parola definitiva che li consacri per i prossimi cinque anni, se il Parlamento non le dovesse abolire prima. I numeri usciti dal primo scrutinio dovrebbero favorire il centrosinistra a Nuoro, il centrodestra a Cagliari e Tortolì, sempre che le coalizioni ricompongano le divisioni manifestatesi al proprio interno. Il Sassarese, il Sulcis-Iglesiente e il Medio Campidano sono già appannaggio del centrosinistra,la Gallura e l’Oristanese del centrodestra. Il comune più grande in palio, Quartu S. E, è passato dalla sinistra alla destra, a Porto Torres invece si disputeranno lo spareggio due liste di centrosinistra.Dunque: le città del terziario (Cagliari e Olbia) restano a destra, le città della cultura (Sassari) e delle industrie (Carbonia e Porto Torres) vanno alla sinistra? E’ anche così, dopo la sbandata di un anno fa di quote della classe operaia sulcitana dietro le promesse di Berlusconi. Il quale, invece, non paga dazio in Gallura, nonostante lo sgarbo del G8 e la presa in giro della strada Sassari-Olbia. La Gallura meridionale resta un mondo tutto da capire con il suo melting pot, l’ibridismo culturale e la strana combinazione di affari che hanno evidentemente pervaso l’intera struttura sociale. Chi ha vinto, oltre il partito delle astensioni? Dipende se si prendono in considerazione le elezioni più vicine, le regionali del febbraio dello scorso anno, o quelle dello stesso tipo, le provinciali del 2005. E’ evidente che gli schieramenti prendono a loro riferimento quello che più loro conviene, dato che i gruppi dirigenti quasi mai dichiarano di essere sconfitti. Cinque anni fa le province in mano al centrosinistra erano sette e una sola (Oristano) era governata dal centrodestra. Allo stato attuale, cioè prima del ballottaggio di domenica prossima, il centrodestra ha già due province e ha quasi messo il cappello su altre due. Finirebbe quattro a quattro. Nel numero dei voti, invec, il centrodestra è in forte svantaggio rispetto alle regionali dello scorso anno, ma i votanti sono di meno e solo un’analisi più attenta del voto potrà dimostrare ciò che sembra ipotizzabile, che a perdere dall’astensionismo in questo caso sia stato proprio il centrodestra. Il Pdl di Berlusconi è stato sconfitto - nei voti di lista - dal Pd ovunque tranne che in Provincia di Nuoro. E’ sceso da 248mila voti ad appena 131mila. Era al 30 per cento, ora è al 16, secondo partito dopo un Pd che cala dal 24 al 20 per cento. Nella città di Cagliari il partito della libertà si è fermato a 6.996 preferenze, il 18,8 per cento a fronte del 32,97 per cento conquistato alle regionali del 2009. Nel suo schieramento ha aumentato in voti solo il Psd’Az, grazie soprattutto al suo 12,8% a Nuoro, tutti gli altri partiti hanno perso rispetto alle regionali dell’anno scorso, ma mentre i centristi hanno sostanzialmente tenuto percentuali accettabili (grazie all’astensionismo record), il Pdl è crollato. Il centro sinistra ha ancora una volta confermato di avere un elettorato più costante, o più fedele come si dice in gergo. Temeva una catastrofe, che non c’è stata. Le difficoltà aggregative del PD al proprio interno si sono aggiunte alle difficoltà nel rapporto con taluni degli alleati. Questa settimana serve anche per aggiustare i cocci. Infine, l'Irs, Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna, del cui successo i cronisti hanno parlato come di ‘moda dell’indipendentismo’, porta a casa quasi 30 mila voti, due posti quasi sicuri nei consigli di Sassari e Oristano e un terzo possibile a Nuoro, il sindaco al comune di Perfugas. Prendendo a prestito l’ultimo libro di uno dei leaders di Irs, evidentemente “i sardi sono capaci di amare” anche l’indipendentismo. Forse, anche oltre le mode. Nell’insieme, quindi, con queste elezioni non cambierà molto, se non quello che comunque dovrebbe cambiare. Ma, per questo, si aspettano le altre partite, in altri campi.

(Salvatore Cubeddu)

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