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domenica 18 aprile 2010

Sistemi Territoriali da valorizzare: attori, risorse, relazioni

Il grande interesse che, oggigiorno, viene manifestato per lo studio del territorio induce ad una riflessione sul significato che ad esso deve essere attribuito. Istituzioni pubbliche, partiti politici, associazioni imprenditoriali sono impegnati in una attività di “scavo” sui molteplici aspetti  del potenziale sviluppo che il territorio può esprimere. Ciò nel tentativo di pervenire, anche attraverso il contributo degli studiosi, alla individuazione di linee guida per uno sviluppo sostenibile delle diverse aree sistema in cui il territorio si articola. La prima considerazione è che il territorio non viene considerato più, come in passato, una risorsa scarsa. Esso si trova, infatti, ad essere, anche in presenza di una continuità di vocazione, in competizione con gli altri territori. Tale presupposto scaturisce dalla consapevolezza che attualmente l’economia e la società stanno assumendo sempre di più un carattere di globalità. Il problema trova la sua ragion d’essere nel superamento delle barriere spazio-temporali tra Paesi per cui tutti i territori sono tra loro concorrenti. L’accentuazione di tale concorrenza determina una  ipercompetizione, o concorrenza estrema, quale conseguenza del fenomeno della globalizzazione, della diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), di Internet. Gli attuali grandi cambiamenti politico-istituzionali, economici, sociali e tecnologici spiegano il mutamento culturale sottostante  lo sviluppo sostenibile.Tale problematica, infatti, richiama la conoscenza di alcuni documenti di base che delineano gli orientamenti di sviluppo futuro della società europea, in particolare, il documento di Lisbona sulla società dell’informazione e della conoscenza e quello non meno importante, di carattere mondiale, dell’Agenda 21 sullo sviluppo sostenibile.

Gli elementi chiave attraverso cui si può pervenire alla valorizzazione di un territorio o di un’area sistema possono essere ricondotti alle condizioni dello sviluppo sostenibile, al ruolo guida delle risorse materiali e immateriali per lo sviluppo dell’area sistema, agli attori per la realizzazione di un sistema di governance e promozione della sua identità. Al fine di realizzare le condizioni per uno sviluppo sostenibile si rende necessario prendere in considerazione  tre dimensioni: la dimensione economica, la dimensione sociale e la dimensione ambientale. Queste tre dimensioni, tra loro interdipendenti, devono comporsi in un insieme che ne definisca la vera sostenibilità. Infatti l’esistenza nel territorio di un tessuto imprenditoriale, di un adeguato reddito pro-capite, di livelli di occupazione, di capitale umano e capitale sociale ed infine dell’esistenza di adeguate misure di rispetto  dell’ambiente naturale  e del paesaggio sono l’insieme delle condizioni di sviluppo sostenibile così come sono individuate dalle linee guida dei documenti di Lisbona e dell’Agenda 21.

In questa direzione vanno considerate le sintesi conclusive dei Rapporti d’Area elaborati dalle otto Province della Sardegna che analizzano le condizioni e le dinamiche socio-economiche del territorio richiamandosi a delle ipotesi di Progetti Integrati in cui si evidenziano le strategie di sviluppo delle diverse aree sulla base delle potenzialità espresse dal territorio. In uno scenario di crescente mobilità delle risorse, il territorio appare come un agente di sviluppo cruciale e al contempo esposto a rischio. Infatti, il territorio esercita, da un lato, un’influenza spesso decisiva sulle vicende dei singoli operatori, dal singolo individuo, alle famiglie, alle associazioni (anche di carattere volontario), alle imprese e in genere a tutte le organizzazioni, ma, dall’altro, può perdere la propria conoscibilità e capacità di attrazione a causa di tendenze omologanti a livello globale. Tali evidenze inducono a riconsiderare l’idea stessa di territorio e a ricercare modelli di conduzione che ne controllino effettivamente le dinamiche costitutive ed evolutive. L’adozione di un approccio sistemico per lo studio di un’area sistema consente di pervenire non solo ad una concettualizzazione della nozione del territorio come entità attiva, ma anche a definirne le linee guida per la conduzione e la regolazione, nella constatazione che lo stesso sia continuamente sottoposto ad una pluralità di interdipendenze, di condizionamenti e di influenze.

Il sistema territoriale si deve caratterizzare, perciò, per la presenza di un organo di governo, sede delle decisioni di indirizzo, e di una struttura operativa, nella quale tali decisioni vengano implementate. Tale organo di governo si deve porre come mobilitatore attivo di energie e di risorse orientato ad una funzione di indirizzo unificante, al fine di poter garantire la coesione della struttura operativa e la vitalità del sistema. Deve inoltre ricercare adeguate forme di collaborazione con gli organi di governo ai diversi livelli territoriali (regione ed enti locali) e con le altre istituzioni presenti nel territorio, sia pubbliche che private. Il sistema territoriale si deve dotare, inoltre, di un piano di sviluppo che deve avere, innanzi tutto, un carattere bi-partisan senza, cioè, alcuna invadenza da parte di coalizioni politiche e partitiche spesso pronte a rimettere in discussione scelte già definite e condivise. Il piano va, quindi, definito con un programma di medio-lungo termine, dove gli attori economici e sociali con le relative partnership diventano importanti almeno quanto le politiche. Il piano di sviluppo deve mettere insieme il patrimonio materiale (archeologico, ambientale, urbanistico, industriale) e quello immateriale ( tradizioni popolari, antichi saperi, disponibilità di know-how) al fine di realizzare una maggiore integrazione. Inoltre il piano deve basarsi sul capitale relazionale del territorio, facendo convergere un insieme di risorse differenti che possano interagire tra di loro e costituiscano il presupposto per realizzare i sistemi di relazione, di indivisibilità, di solidarietà e di partecipazione. Il processo di costruzione di un nuovo patrimonio cognitivo territoriale deve combinare momenti di partecipazione democratica e momenti di direzione più autocratica. Sul piano dell’emersione delle problematiche che promanano dal territorio ci si deve muovere dalle identità spontanee del contesto, garantendo una base di coinvolgimento e di partecipazione essenziale a tutte le comunità professionali che possono portare innovazione al sistema; sul piano del governo e della guida occorre fornire alle singole iniziative locali un senso rispetto all’indirizzo di medio termine del contesto, favorendo l’integrazione con le scelte quotidiane e assicurando il necessario supporto in termini di risorse economiche e finanziarie.In sintesi, lo sviluppo dei nuovi sistemi territoriali non può emergere senza un disegno programmatico, intenzionale, di natura politica strategica, che vede le istituzioni intermedie (associazioni imprenditoriali, consorzi, enti locali, fiere, centri di servizio, università, banche locali) aiutare la crescita, crescendo insieme. Tale disegno deve perseguire uno sviluppo locale sostenibile e condiviso, sulla base di una messa a sistema dei talenti e delle relazioni privilegiate sul territorio.

(Dante Zaru) 


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